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La proposta per il riordino del mercato del gioco d’azzardo

La proposta per il riordino del mercato del gioco d'azzardo licenziata dal sottosegretario Pier Paolo Baretta dopo la Conferenza unificata del 2 febbraio, si disvela sin dal suo preambolo, ovvero: regolamentare sulle scelte "in generale restrittive" fatte in questi anni dagli Enti locali. In assenza di un intervento statale, già più volte tentato, gli auspici erano che davvero si intervenisse a "garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori di età", come previsto nella Legge di Stabilità 2016. Tuttavia, per inquadramenti culturali e dispositivi giuridici, si è molto lontani dall'integrare queste salvaguardie per il Paese reale.

La proposta del Governo, in discussione ancora il 9 febbraio, in Conferenza unificata, è stata raccontata con delle parole-chiave: "rottamazione" e "upgrade tecnologico" delle macchine (chiamate nell'era dei punto 0, AWP, in ossequio a un acronimo anglista che, comprensibilmente, si preferisce non rendere intelliggibile) e, ancora, "riduzione" e "concentrazione" dei punti di gioco. Al di là degli slogan però, non pare proprio che sia così.

Il testo è confuso e occorre districarsi, ma alcuni aspetti si possono desumere in maniera univoca. Il dato della contrazione dell'offerta si può riassumere in una cifra: 11.600 sale e punti di gioco in meno rispetto agli attuali. A questo numero si arriva perché 8000 sono già gli esercizi cc.dd. generalisti secondari, vale a dire: rifugi alpini e stabilimenti balneari, da cui le slot smobiliteranno definitivamente; a essi vanno aggiunti 3600 corner, perché il loro numero massimo, da 8000 che sono oggi, viene fissato a 5000 e confluiranno nel mega calderone dei 10000 negozi o agenzie dove si venderà azzardo in maniera prevalente (oggi i negozi sono 5600). Le sale giochi, le sale Vlt e i bingo, oltretutto, resteranno invariati nel numero.

Il sacrificio di quei punti "gioco" in meno viene subito contemperato da una postilla: "una quota residua di esercizi che saranno in grado di ottenere la certificazione di categoria A" – che si assegna alle macchine collegate da remoto a un server centrale - potranno andare ad aggiungersi agli altri: un numero indeterminato - prevedibilmente, cospicuo - di punti gioco che andranno a rimpinguare il numero di quelli che si volevano togliere. Se, per esercizi che residuano, ci si riferisca ai bar e ai tabacchi non è dato sapere. Non esplicitamente, almeno.

Nella proposta portata in discussione alla Conferenza unificata del 2 febbraio il riferimento era invece chiaro, allorché ci si impegnava a ridurre l'offerta di "gioco" "attraverso la progressiva riduzione fino alla totale eliminazione nell'arco di 3 anni delle AWP nei pubblici esercizi (bar) e nelle rivendite di tabacchi, fatta eccezione per quelli in grado di innalzare il proprio livello qualitativo ottenendo la certificazione di tipo A".

Se così fosse lo scenario resterebbe non solo immutato – posto che i tabacchi in particolare metterebero il turbo alla vendita delle lotterie istantanee, che soprattutto per anziani e minori sono il consumo d'azzardo piu' praticato – ma verrebbe aggravato dal decadere di una tutela fondamentale per i cittadini più vulnerabili: le sale che otterranno la certificazione di tipo A non osserveranno i limiti delle distanze adottate dagli Enti locali.

Una prima sintesi che si può dedurre da questa Proposta di riordino è che vengono sottratti all'azzardo luoghi "strategici" come i rifugi alpini o gli stabilimenti balneari, perché è grazie a essi che in questa fase si può raccontare di un abbattimento consistente dell'offerta, pur di mettere, come contropartita, sale slot nei territori urbani, accanto a scuole, ospedali, oratori e residenze per anziani.

Come ha denunciato la Relazione 2016 al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, è la vicinanza ad attirare gli adolescenti: "Il 48 per cento di chi non ha giocato d'azzardo durante l'anno riferisce di non avere contesti di gioco nelle vicinanze della propria abitazione o della scuola che frequenta. Circa il 44 per cento degli studenti giocatori, invece, abita e/o frequenta una scuola a meno di cinque minuti da un luogo dove è possibile giocare d'azzardo".

Garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e prevenire il rischio di accesso dei minori di età: occorre ripartire, da qui.

Dott.ssa Valeria Carella
Curatrice del Regolamento per la prevenzione e il contrasto delle patologie
e delle problematiche legate al gioco d'azzardo lecito del comune di Bergamo;
Coautrice della Ricerca per l'Ordinanza sindacale.