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L'usura: che cos'è

L'usura è il reato che commette chi, sfruttando il bisogno di denaro di un altro individuo, concede un prestito chiedendone la restituzione a un tasso d'interesse superiore al cosiddetto "tasso soglia" consentito dalla legge.
Alla base di un rapporto usurario c'è dunque, da una parte, una necessità stringente di denaro e, dall'altra, un'offerta che può apparire come una facile e rapida soluzione per chi si trova in difficoltà.

L'usuraio, che spesso viene considerato da chi ha ormai tutte le porte chiuse, un “amico” che offre aiuto e fiducia, ben presto rivela la sua precisa e cosciente volontà perversa e pervertitrice: nel disegno da lui premeditato l'“aiuto” diviene una sabbia mobile finanziaria ed economica in cui si entra con la fiducia di chi si libera da grossi disagi ma in cui si resta invece irretiti, perché sempre più coinvolti e travolti.

L'usura generalmente non uccide, ma condanna a lunghe agonie, coinvolgendo sia la vittima, in un sistematico e diversificato “peccare”, sia i familiari, quando ne vengono a conoscenza e tentano soccorsi “impossibili” con compromessi di carattere morale e finanziario. Le implicazioni partono da quelle interpersonali e si ampliano in relazioni tra organizzazione malavitosa e persona, costretta alla fine, non solo a sostenere i gruppi criminali, dotandoli di “onnipotenza finanziaria”, ma anche ad aggregarsi alla malavita, come manovalanza o con altre collaborazioni compromettenti.

L'Usura: un male sommerso

L'usura è diffusa in tutta Italia, anche se il fenomeno risulta più marcato nel Mezzogiorno, come indica il numero di denunce presentate all'autorità giudiziaria che, tuttavia, non dà una misura attendibile della reale entità del problema.
La maggior parte dei casi di usura continua a rimanere sommersa perché le caratteristiche di questa pratica sono la solitudine, l'isolamento, la riservatezza, la non condivisione del problema vissuti da chi ne cade vittima.

Questo fenomeno si spiega non tanto con la "paura" di chi subisce l'usura (l'esperienza dimostra che chi ha deciso di denunciare l'usuraio, solo molto raramente ha subito conseguenze per la propria sicurezza personale): quando violenza c'è stata, si è avuta quasi sempre all'interno del rapporto d'usura.

In realtà, ciò che pesa in modo decisivo sul rapporto fra usurato e usuraio è la convinzione della vittima di non avere comunque alternative alla propria situazione: solo l'usuraio, al momento del bisogno, lo ha "aiutato"; e anche se man mano gli toglie il patrimonio e la serenità, l'usuraio può, comunque, "dargli" ancora qualcosa. Magari ulteriore denaro, in cambio dell'ennesimo assegno che nessun altro più accetta. Si innesca così una spirale perversa che soltanto la vittima può spezzare, denunciando l'usuraio. In questo modo l'usurato riacquista la propria indipendenza. E ricomincia a vivere.

Per troppo tempo l'usura non è stata percepita come un pericolo sociale: basti pensare che, fino al 1992, in caso di flagranza, non era obbligatorio l'arresto. Questo atteggiamento risale al tempo in cui l'usura era esercitata dal "cravattaro" di quartiere, che svolgeva la propria attività in un ambito ristretto. Negli ultimi anni, però, a questa tradizionale attività si è affiancata quella di organizzazioni che, agendo attraverso cosiddetti "indispensabili" (commercianti, commercialisti, professionisti) concedono prestiti sia ai singoli e alle famiglie, sia a tante piccole e piccolissime aziende in difficoltà finanziarie.

Infine, c'è la nuova frontiera dell'usura, quella gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. Sebbene recente e limitato ad alcune aree del Paese, si tratta, tuttavia, di un fenomeno particolarmente significativo, perché le sue conseguenze mettono ancora di più in pericolo la possibilità di sviluppo e di benessere di una vasta comunità.